venerdì 26 settembre 2008

Volare che stress.

Per un mese piloti e hostess l’hanno ripetuto e urlato, per gli equipaggi dell’Alitalia il lavoro è faticoso, molto stressante e carico di responsabilità a tal punto che giustifica i benefit di cui godono. Se lo dicono loro non resta che crederci. Tuttavia viene spontaneo domandarsi cosa dovrebbero allora dire gli autisti che al volante di potentissimi pullman carichi di passeggeri correndo, non nell’aria libera, ma su strade, autostrade e superstrade – non sempre ben tenute – con un traffico esasperato di camion e autovetture, sovente indisciplinati, si fanno magari Palermo – Copenaghen e ritorno con le medesime responsabilità dei piloti, uno stress ben maggiore, per non parlare della fatica, il tutto per un compenso molto ma molto inferiore.

martedì 23 settembre 2008

Alitalia: "Prova d'orchestra".

Non tutti ricorderanno un bel film di Federico Fellini ingiustamente considerata opera minore. Il maestro in quel suo lavoro, “ Prova d’orchestra”, raccontava cosa succedeva ad una orchestra quando durante una prova gli orchestrali, piuttosto che accettare la direzione del direttore lo contestano, non rispettano gli orari, si appellano ai propri privilegi, non accolgono le direttive, mettono al primo posto i diritti sindacali, disistimano i compagni e sono convinti di essere più bravi di chi ha il compito di mettere ordine nel loro lavoro fino al punto di accogliere con entusiasmo il caos in cui precipita l’orchestra e perfino il crollo del locale in cui stanno provando. Il grande Fellini aveva già intuito cosa sarebbe potuto accadere in questo paese e che oggi è stato messo in scena con cruda realtà con la vicenda Alitalia.

venerdì 19 settembre 2008

L'Alitalia verso i fallimento e loro applaudono.

Che pena giovedì sera a Porta a Porta. Non è stato un bel vedere quando - non un piripicchi qualsiasi - ma un importante esponente del PD come Fassino, mentre per dovere d’ufficio ribadisce che la colpa è di Berlusconi, suggerire per evitare il fallimento dell’Alitalia soluzioni astruse sostenute da moltissimi se e tantissimi e dimenticando che così com’è incancrenita la situazione, anche se Fantozzi trovasse i soldi naturalmente senza rischiare di finire in galera, far proseguire per qualche settimana l’agonia della compagnia di bandiera si tratterebbe solo d’inutile accanimento terapeutico che avrebbe un unico risultato: ingrandire ulteriormente il buco delle perdite. E non è stato un bel udire ascoltare i rappresentanti sindacali di Cgil e dei piloti bofonchiare spiegazioni risibile per giustificare il loro “no” al salvataggio dell’Alitalia, salutato dai loro rappresentati con manifestazione di grande giubilo. Che pena.

mercoledì 17 settembre 2008

Alitalia: Anpac e Cgil da che parte stanno?

E’ il segreto di pulcinella. Qualunque imprenditore, dal più piccolo al più grande, sa benissimo che è più vantaggioso acquistare un’azienda ormai fallita che intervenire in suo soccorso mentre sta andando a catafascio. Non fosse altro perché così potrà liberarsi dai debiti, delle scorie, dai pesi morti e dai pianta grane a costo zero. A questo punto viene da chiedersi, nella ormai troppo lunga telenovela Alitalia, la Cgil e l’Anpac - che per la verità dovrebbero difendere gli interessi dei lavoratori e dei piloti - da che parto stanno. Di questo passo se l’Alitalia fallirà, per la soddisfazione dei futuri acquirenti, sarà soprattutto per colpa loro ma il solo a gioirne sarà Veltroni. Un po’ poco per risarcire i 20.000 che si ritroveranno con il culo per terra.

lunedì 15 settembre 2008

A quando il pentimento dell'ex comunista Veltroni?

Scappa da ridere. Walter Veltroni con tono ispirato da santo predicatore e aria severa, benedice - sia pure con qualche riserva - l’abiura di Fini. Viene però spontaneo chiedere: quando il buon Walter prenderà le distanze dagli eccidi commessi dai comunisti nel triangolo rosso, ma non solo li, a guerra finita? Eppoi non abbiamo quasi mai ascoltato, se non appena sussurrata da qualcuno, una parola chiara degli ex comunisti, Veltroni in testa, sui trascorsi legami non sempre limpidi e in buona fede tra il PCI e la tirannia anche sanguinaria dell’ Unione Sovietica.

lunedì 8 settembre 2008

C'e chi preferisce il verosimile al vero

Spesso i media anziché dedicarsi all’informazione preferiscono puntare sulla confusione e se possibile sulla demonizzazione o meglio sul linciaggio di questo o quell’uomo politico. Se il caso offre bocconi ghiotti, anche sul semplice sfortunato cittadino di turno. Qust’andazzo viene da lontano, esplode con Giovanni Leone, presidente della Repubblica, per arrivare in un crescendo vagneriano alla “epopea” di Mani Pulite. Si sperava che raggiunto il top, le “anime pure” della comunicazione si dessero una calmata magari rispolverando il primo dovere di un giornalista: informare senza partigianeria. Errore! Non soddisfatti per la caduta del primo governo Berlusconi a mezzo stampa, il piacere nel confondere il vero con il verosimile perfino cresce senza confini con i susseguenti governi fino a far scivolare rovinosamente il “perbenissimo” Prodi sulla buccia Mastella e signora. E’ vero che da quando è nata la seconda Repubblica governi e maggioranze non sono mai riusciti a spiegare al paese quanto di buono facevano. Quando tentavano di far sentire la propria voce, i toni erano talmente flebili e confusi che diventava difficile applaudire perfino per chi li fiancheggiava. Anche recentemente non sono mancati i casi clamorosi. La soluzione nei tempi previsti di un disastro dalle conseguenze catastrofiche per l’immagine dell’intera nazione come la “monnezza” di Napoli e Campania ha fatto notizia per poco più di 24 ore. Se un ministro scafato come Maroni finisce per essere paragonato a “Mangiafuoco”, che rubava i bambini per trasformarli in ciuchini, solo perché tenta di toglierli dalla strada per mandarli a scuola e se possibile sottrarli a chi li sfrutta….beh c’è da riflettere tanto più che perfino la Ue ne ha approvato l’operato. Chi governa, oltre a preoccuparsi della guida e dell’amministrazione, dovrebbe anche procurarsi degli ottimi comunicatori soprattutto in un paese dove dal ’92 l’informazione – che ha gioiosamente partecipato al golpe mediatico giudiziario – è drogata e spara potenti dosi di “caz.ate” catastrofiche per conquistare la ribalta. L’ultimo clamoroso caso lo ha offerto Famiglia Cristiana che, per nulla preoccupata di finire all’inferno a causa delle menzogne sparse per il proprio tornaconto, in pieno ferragosto - per giorni e giorni - guadagna un primo piano su quotidiani e Tv con una notizia bomba: Berlusconi è come Mussolini. Complimenti! La Santa Madre Chiesa ha preso le distanze ma lo sconcerto rimane.
Ferruccio Formentini

venerdì 5 settembre 2008

Il bacio della morte

Dopo essersi accorto che “Red” non funziona per lo scopo per cui era nato, Massimo D’Alema con voce sommessa e aria dimessa, chiede a Walter Veltroni di potergli dare una mano……sì, ad infilare la testa nel cappio che lo strangolerà. Ma l’ex sindaco romano cortesemente e astutamente rimanda a tempi più lontani il bacio della morte.

mercoledì 3 settembre 2008

Rai: di tutto di più.

Forse i meno giovani ricordano quando Israele era in guerra con i soliti confinanti e sotto la temuta minaccia, così si diceva, di un attacco di gas velenosi che sarebbe potuto essere lanciato con missili dai territori nemici. Per dare un giusto patos, il corrispondente italiano, trasmetteva la diretta per la nostra televisione indossando un maschera antigas mentre nello studio israeliano tutti gli altri si muovevano e lavoravano normalmente senza alcun tipo di protezione. La drammatica messa in scena suscitò una certa ilarità ma a qualcuno della Rai non era evidentemente dispiaciuta del tutto. E così nei giorni scorsi, al Tg3 un’indomita Botteri, inviata a New Orleans, per trasmettere in diretta i disastri provocati da Gustav – che per la verità ha risparmiato la città - avvolta in un pesante giaccone contro le intemperie e scossa da venti impetuosi, raccontava il finimondo che la circondava mentre alle sue spalle passanti in pantaloncini e maglietta passeggiavano serenamente per strada. Passa il tempo ma non i metodi.