venerdì 23 aprile 2010

Gli errori comuni di Pivetti, Casini, Bertinotti e Fini

Nella prima Repubblica, che fessi del tutto come si vorrebbe far credere non erano, la presidenza della Camera e del Senato, poltrone istituzionali, venivano lasciate a personaggi carismatici e nobili della politica ma ormai ex leader di correnti e partiti, ai margini dei contrasti politici erano in grado di svolgere con impegno, serietà e rispetto il loro ruolo di seconda e terza carica dello Stato. Un esempio, la comunista Nilde Iotti. Nella seconda Repubblica, che forse tanto furbi non sono, queste cariche, soprattutto quella di Presidente della Camera viene affidata regolarmente a personaggi impegnatissimi nella quotidiana lotta politica di partiti: Pivetti, Casini, Bertinotti e Fini. Tutti hanno commesso il madornale errore di illudersi, dopo qualche settimana seduti su quella prestigiosa poltrona, che la nomina sia a vita, che l’attenzione, gli ossequi, applausi, stima, deferenza e ribalta sia rivolta a loro e non alla carica che occupano momentaneamente. Svista molto pericolosa per loro poiché finiscono per servirsi di tutto questo per la loro politica personale senza pensare che quando lasceranno quel “soglio” ritorneranno ad essere dei comuni mortali, finendo sovente fuori gioco per sempre.

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