mercoledì 30 maggio 2007

fra il dire e il fare...

Prodi: “Questo Paese era ed è malato gli ho fatto una bella operazione chirurgica”. Può darsi, ma il guaio è stato che durante l’intervento invece che ossigeno gli ha amministrato azoto. Il malgoverno dopo tutto non è tanto diverso dalla malasanità. Due tragici fenomeni che in questo Paese non mancano. Prodi: “La mia cura è quella giusta basta liti o me ne vado”. E’ per l’appunto quello che hanno detto con il non voto i suoi elettori: “se ne vada”. Prodi: “Sul partito Democratico si fa come dico io. E per me l’idea di scindere il leader dal premier è inaccettabile”. Uno che la pensa così col cavolo che si ritira dalla politica a fine legislatura. Prodi: “L’antipolitica è un fenomeno molto serio e mi preoccupa tanto”. Peccato che il fenomeno venga ingigantito dal centro sinistra per giustificare la disaffezione dei suoi elettori, che per l’appunto non vanno più a votare.

sabato 26 maggio 2007

Requiem per i politici

Chi ha scritto lo spartito del “Requiem per i politici” che i media nazionali, da destra a sinistra, stanno suonando con insistente enfasi? Un grande vecchio o un giovane apprendista stregone? Forse è solo un caso ma come nel ’92 due tra i primi violini maggiormente in evidenza anche questa volta sono Mieli e Feltri. Il primo preoccupato di fornire la giusta ribalta a Montezemolo e il secondo impegnato a sponsorizzare la Brambilla. Un miliardario presidente della Confindustria e una benestante che sta più che bene, presidente dei giovani di Confcommercio. Oh capperi! Questa sì, che è una curiosa coincidenza. A dare ascolto a quel che si legge e si sente, sembrerebbe che qualcuno amerebbe mandare a casa, con ignominia e senza pensione, tutti i politici di professione per mettere al loro posto banchieri, speculatori, manager, amministratori e imbonitori purché straricchi ed intenzionati ad esserlo sempre di più. No buono! Avanti così e la democrazia in questa Paese rischia di lasciarci le poche penne che gli erano rimaste dopo la spiumata del ’93.

domenica 20 maggio 2007

Quando l'opposizione non è sottomessa

Non ci vuole troppo acume per comprendere che sono dolori quando si deve legiferare con un sistema bicamerale perfetto senza maggioranza in una delle due camere. Questo governo al Senato non ha nessuna maggioranza ed è costretto a ricorrere troppo sovente al soccorso dei senatori a vita. E' inevitabile che in una simile situazione sono pochine le leggi del governo in grado di superare le forche caudine che la minoranza allestisce al Senato. Quindi per non correre il rischio di finire in minoranza che altro si può fare, se non far lavorare quella camera il meno possibile. Romano Prodi se la prende con l’opposizione che non collabora per promuovere le sue leggi, ma se collaborasse non si chiamerebbe più opposizione ma semmai approvazione, accordo, accettazione, sottomissione. Eppure visto il risultato elettorale, Berlusconi aveva subito proposto le “grandi intese” per varare alcune riforme indispensabili e quindi tornare alle urne ricevendo in risposta però un no secco da Prodi. Chi è causa del proprio mal…ecc…ecc….ecc.

giovedì 17 maggio 2007

Così parlò Cossiga

Interpello il ministro degli Esteri e il ministro della Difesa per sapere se dopo l'effettuazione, in zone di nostra giurisdizione e senza il nostro previo consenso, da parte di unità combattenti della Nato, di operazioni militari di guerra contro i talebani, movimento di resistenza afghana contro l'invasione occidentale e il governo fantoccio di Karzai, movimento nei cui confronti l'Italia ha sempre adottato un atteggiamento di benevole neutralità, tanto da avere condannato insieme al governo tedesco gli attacchi indiscriminati che hanno portato all'assasinio del mullah Dadullah, il generoso liberatore del giornalista italiano Mastrogiacomo, se dopo il ferimento di due soldati italiani in pacifico giro di ricognizione per vigilare sullo stato di crescita delle piantine da essi a suo tempo messe in opera e sulla distribuzione delle scatolette di gallette e di tonno e carne congelata, giusta la missione loro affidata dal ministero della Difesa e se dopo la possibilità tracica che riprendano nel Kossovo le ostilità tra l'etnia albanese e quella minoritaria serba e lo stesso governo di Belgrado, nostro alleato ed amico;
considerato che questo Governo di pace non è in grado di supportare alcuna azione militare poichè la sua maggioranza è nettamente pacifista, anti-Nato e antiamericana e contro l'uso dello strumento militare anche contro il terrorismo;
se il Governo della Repubblica non intenda, anche a protezione dei nostri cittadini soldati confusi sul fine e sugli scopi della loro missione e non dotati dei necessari armamenti, ordinare immediatamente il rientro in patria delle nostre unità non militari ma di militari dall'Afghanistan e le nostre unità non solo militari ma anche militari dal Kossovo, ordinado loro fin d'ora di non partecipare a nessuna operazione militare e di non ricorrere all'uso delle armi neanche per autodifesa, salvo che siano fallite le trattative con gli aggressori ed essi non abbiano accettato l'offerta di resa.
Roma 15 maggio 2007
Francesco Cossiga

martedì 15 maggio 2007

C'è poco da stare allegri

Quando Berlusconi dice che i cattolici non possono votare a sinsitra, probabilmente la spara un po' grossa. Ma anche Prodi non scherza nel fare spallucce al milione e mezzo di cittadini scesi pacificamente in piazza sabato scorso. Evidentemente qualcuno gli ha tenuto nascosto che una buona parte di questi si sono scomodati più per manifestare contri di lui, il suo governo e la sua maggioranza che per una difesa ad oltranza della famiglia contro i Dico. D'altronde che questo sia il trend lo canferma anche il quasi contemporaneo voto siciliano. La Cdl stravince e l'Unione, quando non si nasconde dietro a un candidato ex Udc per tentare almeno un pareggio, deve appellarsi ai brogli, nel caso del tutto ininfluenti per chi è indietro di 10 punti. Ci vuole una bella faccia tosta dopo che si è vinto alle politiche per soli 28mila voti per di più contestati. Forse non è ancora un avviso di sfratto per Prodi ma certamente tira per il premier un aria pesante.

lunedì 14 maggio 2007

Una lezione francese

Il centrista Bayrou al primo turno per le presidenziali francesi aveva raccolto un forte consenso che lo proiettava al terzo posto. Un risultato insufficiente per accedere alla finale ma quanto basta per montarsi la testa e dimenticare che la stragrande maggioranza dei voti piovutogli nell'urna non erano suoi ma piuttosto momentaneamente indecisi tra Sarkò e Ségo. E così dopo l'improvvida dichiarazione di voto contro Sarkozy (che ci sarà mai di strategico nel farsi nemico del vincitore) fonda un partito dal quale fuoriescono la gran parte dei 29 deputati che lo sostenevano ancora poco prima e adesso nei sondaggi lo danno sotto il minimo indispensabile per entrare in parlamento. Una lezioncina che proviene dalla Francia e sulla quale dovrebbero meditare i nostrani spasimanti di un "centro" più mobile che nobile. Non basta dire agli elettori "adesso si cambia" si deve anche sapere spiegare come e soprattutto con chi.

mercoledì 9 maggio 2007

Un matrimonio con troppi veleni

Dal Corriere della Sera: il leader ds, non mi faccio mettere nel tritacarne; I Dl vogliono che cacci la metà dei miei iscritti? ; Il progetto del partito Democratico minato dalle diffidenze reciproche; Monaca (deputato prodiano) Piero parte male ha idee vecchia e pericolose; Fassino scrive al Premier "Pd, basta veline e veleni". La Repubblica: Bresso attacca" La Margherita vota con la Cdl? Una pessima partenza per il Pd; Fassino " basta veleni sul Pd non mi interessano le poltrone"; La Stampa: Mercedes Bresso "fuori dal Pd se calpesta la laicità"; Fassino, "saltato il patto con Prodi sul coordinatore"; Una caduta di stile la lite su data e cabina di regia". Questo e molto di più lo si poteva leggere mercoledi 9 maggio sui principali quotidiani nazionali che sostengono l'Unione e applaudono il nascente Partito Democratico. E Prodi serafico replica su la Repubblica "Bene. Ora acceleriamo". Più che promesse di matrimonio si direbbero avvisi di divorzio.

lunedì 7 maggio 2007

Lunedì 7 maggio 2007.
Sarkozy è il nuovo presidente della Repubblica francese. Fino all'altro ieri veniva indicato dai leader dell'Unione e dai media che la sostiene, con disprezzo come il Berlusconi d'oltralpe e perfino a volte definito un campione della peggiore destra. Oggi invece scopriamo che Prodi lo ritiene un sicero amico con il quale potrà ben lavorare, Mastella è lieto della vittoria che Capezzone definisce di portata storica, Pecoraro Scanio loda la sua politica per l'ambiente e perfino l'insospettabile Diliberto preferisce prendersela più con l'imbecillità della gauche piuttosto che abbandonarsi al disprezzo per Sarkò. Non male per uno che da qualche parte si era provato a dipingere come il futuro nemico numero uno dell'Europa. Come sempre succede quando si vince non è difficile scoprire nuovi simpatzzanti impensati, anche se poi nei fatti Nicolas ha preferito fare una telefonatiba a Silvio per informarlo del successo.

venerdì 4 maggio 2007

Tutto cambia affinché nulla muti

4 maggio 2007
Ieri sera a "Otto e mezzo" un luciferino Giorgio Ferrara è riuscito a mettere in scena la più potente satira su Massimo D'Alema mai vista prima. I comunisti Diliberto e Giordano in compagnia del socialista (ma chi poteva immaginarlo solo l'altro ieri) Angius, fin troppo ringalluzziti per avere ricevuto in dono dai diesse, che l'hanno dismesso, la proprietà del sostantivo "sinistra", si sono lasciati sorprendere - chi l'avrebbe detto solo qualche giorno addietro - a sgignazzare sul conto dell'alleato diessino che in una intervista aveva illustrato il proprio pensiero sul futuro Partito Democratico. Un Partito, così propone tra l'altro D'Alema, senza segretario ma guidato da un semplice coordinatore (ma c'è chi sussurra) fin tanto che quella poltrona non sarà solidamente sua. Qualche ora più tardi la stampa informa che Storace vorrebbe invece infilarsi in testa la feluca della "destra" con un apposito partito che appunto si chiamerà "Destra", visto che Fini trova la definzione demodé. Ohibò! Vuoi vedere che mentre i movimenti si moltiplicano in futuro ci toccherà assitere alla competizione tra due grandi rassemblement di "centro", P.Democratico e Fed. delle Libertà, che però -sembra di capire- penseranno, diranno e faranno tutto allo stesso modo? Come la Cina anche un colossale inciucio potrebbe essere più vicino.