Quando c’era la monarchia costituzionale, correva l’anno 1911, abbiamo bombardato i libici. Oggi che si trascina l’anno 2011 e c’è la Repubblica parlamentare bombardiamo i libici. Giusto un secolo tra una bombardata e l’altra. Ma nel frattempo, quando mostrava i muscoli il regime fascista, abbiamo trovato il modo di gasarli. Forse un po’ di prudenza andava utilizzata.
giovedì 28 aprile 2011
martedì 19 aprile 2011
Le banche e i banchieri hanno sempre ragione.
Il mondo è delle banche e dei loro “officianti”. Lo pensavano in tanti da tempo ed ecco arrivare l’ultima conferma. Crac Parmalat: il tribunale di Milano assolve le banche estere e i loro manager dall’accusa di aggiotaggio e affondano il sacrosanto desiderio di risarcimento per i risparmiatori che avevano commesso l’errore di fidarsi delle banche. Bisognerà pur trovare il modo prima o poi di fronteggiare lo strapotere delle banche, o no?
giovedì 14 aprile 2011
Proritaria una Ue dei popoli
E’ facile e superficiale scandalizzarsi quando il ministro Maroni si lamenta, un po’ sopra le righe, per la solidarietà dell’Europa un po’ troppo pelosa e veramente efficace soprattutto quando si tratta di salvare le banche se, dopo averne combinate di tutti i colori, affondano con loro l’economia di paesi interi. Ma il suo pensiero è più condiviso dalla pubblica opinione di quanto vorrebbero troppi media e politici. E’ inutile immaginare una Unione Europea se è unita solo per fronteggiare i guai finanziari, senza punire o almeno additare al pubblico ludibrio i responsabili, e resta indifferente o perfino rinnega la solidarietà umanitaria e sociale. L’Europa Unita se vorrà crescere deve mette al centro dei suoi problemi oltre finanza ed economia anche i cittadini e i loro problemi. L’Europa, se non vuole diventare la disunione degli egoismi, dovrà essere prima dei popoli che delle banche.
lunedì 11 aprile 2011
E nessuno protesta per i manager che se ne vanno con le tasche piene di quattrini
Difficile capire cosa succede soprattutto quando accade nel mondo intero e straordinariamente, tutti i “so tutto” che ci spiegano tutto incredibilmente non ci spendono neppure una parola. La precarietà per la quale protestano con moltissime ragioni i giovani che si sono scoperti senza presente e con poco futuro è un fenomeno mondiale, così come i nuovi poveri che scivolano giù da un benessere che fino ad ieri pareva assicurato. Tra le molteplici colpe al primo posto banche e una economie basate prevalentemente sulla finanza piuttosto che sul lavoro. Eppure nessuno protesta e neppure mugugna davanti alle buone uscite di decine e decine di milioni di euro riservate mondialmente, Italia inclusa, ai manager che hanno contribuito non poco al disastro.
mercoledì 6 aprile 2011
60 milioni su un territorio come il nostro forse sono già troppi
Si fa un gran ricordare, anche da personalità molto autorevoli, che gli italiani furono ancora in un non lontano passato un popolo di emigranti. E’ vero anche se questo avveniva soprattutto in direzione di nuovi Stati ancora poco popolati o con un’assoluta necessità di mano d’opera volonterosa. Basta gironzolare per il mondo per incontrare dovunque comunità di origine italiane piccole e grandi. Tuttavia sarebbe anche utile che di tanto in tanto qualche voce si levasse per rammentare che siamo un paese prevalentemente montagnoso e franoso, privo di risorse naturali e con una delle più alte densità al mondo di abitanti per chilometro quadrato. Insomma l’Italia è sovrappopolata e dove è sempre più difficile trovare spazio vitale per permettere a nuovi arrivati di sistemarsi dignitosamente. Poi ci strappiamo le vesti quando piove e una montagna viene giù o un fiume fattosi impetuoso trascina nel disastro paesi che non avrebbero mai dovute essere edificate in siti così a rischio.
martedì 5 aprile 2011
Più facile fare il presidente della Ferrari che del Consiglio
Non appena la Ferrari, intesa come bolide di formula 1, annaspa in pista e galleggia a stento per esclusivo merito di Alonso ecco che il Presidente Montezemolo prova a vedere se è almeno socchiusa un’uscita d’emergenza, quella che potrebbe permettergli di risistemarsi in una nuova attività: da presidente della Ferrari a presidente del Consiglio. C’è tuttavia un problema di non poco conto, per fare il presidente del Consiglio non basta una buona squadra ci vogliono anche milioni e milioni di voti. Forse, quasi quasi, è più semplice impegnarsi un po’ di più per far correre come si deve il bolide rosso per la gioia degli italiani.
Iscriviti a:
Post (Atom)