venerdì 21 ottobre 2011

E' morto Gheddafi ma non è nata la democrazia

Le televisioni ci hanno mostrato con un certo compiacimento il linciaggio di un uomo, Gheddafi. Sarà stato, com’è stato, un dittatore feroce con gli oppositori e per anni uno sponsor dei terroristi di ogni colore e fede, come tutti si sono affrettati a ricordare, ma aveva anche garantito il più alto reddito africano a tutti i suoi concittadini e tenute lontane dal suo Paese le mani rapaci dei troppi interessi stranieri, e a quelle latitudini non sono noccioline. Ha vinto la rivoluzione, dietro alla quale si nascondono interessi pelosi inglesi, francesi e americani preoccupati di spazzare via il Rais ma anche la posizione vantaggiosa che occupava l’Italia e prenderne il suo posto, come troppi si sono affrettati a non vedere. Ora dovremmo aspettarci pace e democrazia. La prima, sarà improbabile. Chi disarmerà i rivoltosi armati? Che succederà se le tribù vincenti vorranno regolare i conti con quelle vicine a Gheddafi e che fino ad ieri controllavano gli interessi della Libia? La seconda da inventare. La Libia non è mai stata una nazione da sempre divisa in territori controllate dalle numerose tribù, semmai è una conseguenza del colonialismo italiano. I libici non hanno mai conosciuto la democrazia, le istituzioni democratiche, una costituzione e neppure le elezioni e i partiti. E ora sono anche alle prese con le conseguenze di un guerra, per troppi versi incomprensibile, che li ha impoveriti e che è stata vinta dalle forze aeree occidentali che presenteranno il conto.

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