lunedì 14 luglio 2008

Al G8 l'ambiente si è fermato

Il G8 ha dato al mondo un tempo di poco inferiore al mezzo secolo per ridurre del 50% le emissioni di gas nocivi nell’atmosfera. Un risultato senz’altro positivo ed efficace ma che una volta attuato procurerebbe sollievo solo a meno di un terzo dell’attuale popolazione terrestre vivente, nel migliore dei casi. Un’ottima cosa ma buona per i nostri pronipoti, insomma un nobile investimento sul loro futuro. Ma l’India e la Cina, due tra i paesi industriali maggiormente inquinatori, non ci stanno e si tirano indietro dicendo che il raggiungimento di simili obiettivi dipende “da tecnologie economiche, nuove, innovative e più avanzate” senza però stabilire alcun riferimento temporale alla pur lontanissima data proposta. Come non detto. Di fatto per ora si tirerà avanti più o meno così com’è.
Chi scrive non è tra coloro che imputano i cambiamenti climatici e il riscaldamento terrestre solo alla colpa dell’uomo. La terra ha sempre deciso e fatto senza mai chiedere il nostro parere. Quando i romani misero piede in Inghilterra trovarono che il clima era sufficientemente dolce e adatto alla coltivazione della vite. I vichinghi scoperta la terra ad occidente dell’Islanda la chiamarono Groenlandia, ovvero verde terra e non sarà stato per un caso di daltonismo acuto. Annibale attraversò le Alpi con gli elefanti e neve e ghiacci non furono d’impedimento, invece tutti i romanzi scritti tra il 1600 e il 1700 raccontano di laghi e fiumi ghiacciati durante l’inverno. Nel medioevo la temperatura media era piuttosto elevata come confermano scritti e dipinti. I mammut che vivevano felici durante un periodo di glaciazione scomparvero per colpa del caldo che colpì mortalmente probabilmente anche il nostro sfortunato cugino di Neardenthal. Senza tirare in ballo le grandi glaciazioni e disgeli preistorici si può serenamente affermare che il caldo e il freddo si sono sempre alternati anche quando l’inquinamento provocato dall’uomo era insignificante.
In attesa dei tempi venturi quando “la cooperazione tecnologica procederà a trasferimenti di conoscenze avanzate” come chiedono, oltre alla Cina e l’India, anche Brasile, Messico, Sud Africa, Indonesia, Corea del Sud e Australia, che forse riconsegneranno ai nostri discendenti cieli puliti potremmo da subito mettere in campo la nostra buona volontà senza per questo stravolgere la qualità della nostra vita.
Premesso che l’uomo non è mai vissuto così a lungo e in salute da quando è immerso nell’inquinamento causato soprattutto dalle conquiste della scienza e della tecnologia, sarebbe quindi saggio non farsi prendere la mano e finire per imbrigliare queste ultime nel nome dell’aria pura ottenendo in contropartita magari il risultato di accorciare a tutti quanti vita e salute.
Detto questo, nel frattempo si potrebbe, diciamo “alla buona e fai da te”, ottenere un notevole abbattimento delle emissioni nocive usando tutti quanti mezzi di trasporto urbani come le bicicletta e i piccoli veicoli elettrici, ma perchè questo succeda servono piste stradali e posteggi riservati; poi sarebbe buona cosa ridurre notevolmente il consumo di carne e latte, è accertato che le flatulenze dei bovini produco una discreta dose di emissioni inquinanti; e non sarebbe neppure male incentivare e agevolare seriamente e non solo a parole, l’uso di pannelli solari per le case private e l’utilizzo lampadine a basso consumo. Infine un utile e semplice suggerimento: fare meno figli, siamo troppi e per di più maleducati.
Per il resto chi vivrà ancora nel 2050 vedrà.
Ferruccio Formentini

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