giovedì 24 luglio 2008

Bossi non è il lupo cattivo.

C’è chi si è indignato per l’ultima sparata di Bossi. Esternazioni che non possono essere una sorpresa per chi è cresciuto, tra il dopoguerra e gli anni cinquanta, in zone come la Brianza, oggi terra molto cara alla Lega Nord. Già allora le conversazioni dei padri e de nonni erano infarcite di osservazioni piuttosto pepate nei confronti di Roma e dei romani ma anche dei meridionali in genere. Naturalmente per meridione veniva intesa tutta quella parte d’Italia appena fuori dai confini della Brianza tanto che perfino Milano, solo per trovarsi poco a sud di Monza, era considerata bastione di frontiera. Frasi come “dopo l’Abbazia di Chiaravalle - meravigliosa costruzione appena fuori il capoluogo di regione – incomincia l’Africa” era piuttosto corrente, quasi un intercalare. Quando un pedone camminava nella sede stradale piuttosto che sul marciapiede correva il rischio di essere redarguito con osservazioni del tipo “qui non siamo a Roma” o peggio semplicemente “romano!!!” inteso come un insultante rimprovero. I meridionali buoni erano quelli che si erano trasferiti al nord perché dimostravano così di aver voglia di lavorare, e poi erano disponibili a fare i lavori più faticosi. Tutti gli altri “terroni” e basta, anche perché gli “immigrati” erano ancora soprattutto i veneti, grandi lavoratori e che vivano per lo più nella “coree” ai margini delle cittadine. La strofetta ”schiava di Roma” dell’inno nazionale, per la verità a quei tempi quasi sconosciuto, era tuttavia già oggetto di pesanti ironie e salaci battute. Dietro a tutto questo e molto altro, non si nascondeva però un sentimento separatistico nei confronti della nazione e neppure un vero rifiuto per altre regioni e i suoi abitanti ma semmai solo un inconsapevole ma esasperato attaccamento al campanile, spesso esteso anche ai confinanti “ostrogoti” della bergamasca e ai “bosini” del varessotto. Non a caso quando la squadra di calcio della brianzola Seregno incontrava quella del Legnano situato ai margini ma fuori dalla Brianza, entrambe militante allora in serie B, volavano botte da orbi. Poi l’automobile e la conquistata libertà di movimento prima e la televisione poi hanno “globalizzato” l’Italia ma mai assopito del tutto questi sentimenti, per altro presenti sotto forme diverse in quasi tutte le regioni d’Italia. Umberto Bossi, il senatur, nel suo peregrinare in queste terre del nord predicando il suo “credo” ma evidentemente ascoltando anche molto quello che ripeteva da sempre la gente comune, ha avuto l’abilità di rivisitare dando una dignità politica a quello che nei fatti era sempre stato solo un modo di dire e non di pensare. E’ un errore drammatizzare le sue battute che sono, direbbe un brianzolo, “vecchie come il cucco” e non hanno mai fatto male a nessuno.

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